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Un “tipo” in gioco

Giocare per imparare. Il gioco stimola l’apprendimento, e comprendere le personalità dei giocatori e adattare il meccanismo del gioco a esse è la chiave. Vediamo perché.


Giocare per imparare

A cosa serve giocare? Il gioco è un fenomeno che occupa tanto spazio nella vita umana, sia a livello individuale che sociale. Ce lo ricorda Bruno Munari, artista, designer e scrittore italiano.

“Giocare è una cosa seria!
I bambini di oggi sono gli adulti di domani, aiutiamoli a crescere liberi da stereotipi, aiutiamoli a sviluppare tutti i sensi, aiutiamoli a diventare più sensibili. Un bambino creativo è un bambino felice! “

Bruno Munari, 1986

Il gioco permea la vita di ogni bambino. Giocando, il piccolo scopre il mondo, intuisce i rapporti con gli altri, stabilisce la propria personalità, sperimenta le proprie capacità.

Quei giochi fatti da bambini condizionano profondamente il nostro carattere da adulti.

Il piacere che si trae dal partecipare, dal desiderare di divertirsi e vincere, spinge con facilità chiunque a giocare. In questo senso, il gioco è un formidabile strumento di apprendimento.

giocando è possibile rendere piacevoli, coinvolgenti e divertenti anche le azioni più noiose.

Et voilà, fare la somma di questi concetti è facile. Se ti faccio giocare ti diverti e impari. Non solo, attraverso si possono indurre gli individui a svolgere determinate azioni o a tenere determinati comportamenti.


Un adulto creativo è un adulto felice

Perché allora non applicare lo stesso concetto anche nel mondo degli adulti?

Così come per i bimbi, anche per un adulto conoscere il valore del gioco vorrà dire imparare a rispettarne i tempi, i luoghi e gli altri giocatori per giocare liberamente.

Capisco l’obiezione che, negli adulti, il gioco potrebbe diventare facilmente azzardo e patologia. Parlare di gioco negli adulti, purtroppo, non è un concetto libero come nei bambini. Talvolta gli adulti vengono spinti non dal desiderio del gioco in sé, ma dalle promesse di vincite favolose che questi giochi declamano (truffaldinamente). E ne diventano schiavi senza alcuna possibilità di soddisfazione.

La causa è che gli adulti col tempo, vengono indotti a non ascoltare più il bambino interiore, il fanciullino di Platoniana e Pascoliana memoria, che c’è dentro di loro. Addirittura cercano di cancellarlo, letteralmente.

La società in cui viviamo genera numerosi conflitti in ciascuno di noi, che ci rendono seriosi. Il lavoro, la carriera, i soldi, le tasse, i rapporti con gli altri, sono fonti di stress e preoccupazioni. Questa società conflittuale ci spinge a rielaborare il concetto di gioco, impoverendolo di quegli elementi nobili di crescita tanto importanti da bambini quanto da adulti.

Bisogna ritornare a scoprire il fanciullino dentro di noi. Lui di diverte sempre, con stupore e meraviglia, per tutto quello che lo circonda, anche le cose più umili. Gioca, e gioca per il piacere di giocare, non per competere.


Giocare per divertirsi, competere per divertirsi

Cosa può spingere l’adulto ad accettare il gioco come strumento di formazione?

Forse la risposta si trova nel concetto di autorealizzazione, già visto nell’articolo sulla piramide di Maslow. Siamo nell’ultimo livello della piramide, il più elevato. L’autorealizzazione corrisponde al bisogno di realizzazione della propria identità, in base ad aspettative e possibilità, attraverso le proprie facoltà fisiche e mentali.

Per approfondire, leggi l’articolo I bisogni di cui abbiamo bisogno, qui su Orti Digitali

La chiave di volta è la creatività. Un gioco all’apparenza semplice e banale come il Lego non potrebbe essere al vertice delle classifiche di vendita anno dopo anno se non riuscendo a soddisfare il bisogno di realizzazione, fornendo al giocatore la massima libertà di essere creativo. Niente regole, solo divertimento.

Il gioco deve andare oltre il concetto di soddisfazione di un bisogno fisiologico, deve andare verso un bisogno di cultura del gioco intesa a:

  • stimolare l’esplorazione e la conoscenza del mondo
  • coltivare il proprio gioco, dedicargli tempo, impegno ed energie

E allora che si stimoli il gioco, a qualsiasi età. Togliamogli quell’immagine negativa che l’accompagna in età adulta e progettiamo una formazione mirata, basata sul gioco come strumento di apprendimento.

Del resto un formatore è qualcuno capace di progettare su misura di ogni discente esperienze che possano essere apprese con facilità e con soddisfazione. e il gioco è lo strumento più potente nell’arsenale del formatore.


Parliamo di gamification

Nella gamification (orrendo termine inglese che in italiano ha una traduzione ancora più orrenda) vengono utilizzati tutti i meccanismi tipici del gioco per appagare i desideri degli individui e crearne di nuovi.

Ai giocatori, visti anche come utenti, si propone un gioco fatto di:

  • obiettivi da raggiungere
  • livelli da superare
  • ricompense da ottenere
  • celebrazioni da godere
  • competizione per confrontarsi

Non può mancare la condivisione del gioco con altri utenti ai quali mostrare i successi ottenuti.

Ormai siamo attorniati dalla gamification. La ritroviamo nel marketing, nella formazione, nelle risorse umane, nel commercio e nell’economia in generale. La tessera punti al supermercato, al ristorante cinese o dal distributore di carburanti ne sono un esempio. Ma anche i video interattivi, i giochi sui social. Giocare per imparare è la chiave.


Le personalità in gioco

Proviamo a divertirci un poco facendo un piccolo e semplice test di personalità: il Test di Bartle. Questo test nacque nel 1996 per aiutare nella progettazione di un gioco di successo. Fico! Se vuoi provarci online clicca qui e fammi sapere com’è andata.

Il test consente di verificare la personalità dell’utente definendo quattro tipologie di giocatore, che definiscono quattro archetipi differenti, ognuno con le proprie caratteristiche e peculiarità. Ogni archetipo possiede, comunque, le stesse caratteristiche ma modulate con intensità differenti.

Le “personalità” individuate sono quattro:

  • gli uomini d’azione, gli Achivers
  • gli esploratori, gli Explorers
  • i socializzatori, i Socializer
  • i solitari, i Killer


Gli Achivers

Gli Achivers sono quei giocatori interessati alle vittore, a ottenerne il maggior numero possibile. Sono irresistibilmente attratti dai livelli e vogliono fare di tutto per superali. Ambiscono a mostrare i propri risultati e, per questo, utilizzano tutte le armi a propria disposizione. Per attrarre e coinvolgere questo tipo di giocatori bisogna far largo uso di:

  • punteggi
  • classifiche
  • premi
  • livelli a crescente difficoltà
  • distintivi di merito.

Insomma, tutto ciò che può aiutare a differenziare un giocatore da tutti gli altri.


Gli Explorers

Agli esploratori piace muoversi tra i dettagli del gioco, alla ricerca di segreti e misteri da scoprire e superare. Per attrarre e coinvolgere questo tipo di giocatori bisogna creare un mondo complesso e appagante, difficile quanto basta per creare il desiderio di continuare.

Al contrario degli achivers, gli explorers non ambisco a premi o posizioni di classifica ma, al contrario, sono disposti a socializzare pur di ottenere quei segreti che gli permettano di proseguire l’esplorazione.


I Socializer

Questi giocatori amano la socializzazione, il fare gruppo, la collaborazione. E’ quindi essenziale fornire loro strumenti per conoscere gli altri giocatori, aiutarli o farsi aiutare. Le classifiche hanno poca attrattiva, così come l’esplorazione solitaria, mentre assume la massima importanza l’immagine di sé che il giocatore mostra agli altri del gruppo. In poche parole il ritorno d’immagine che ne consegue.


Il Killer

Siamo in una nicchia particolare, in un ristretto numero di giocatori, quella di quei giocatori solitari che vogliono imporre la loro supremazia su tutti gli altri. A loro non importa come, o chi dovranno sacrificare, pur di arrivare in vetta alla classifica del gioco. Cercano la competizione a tutti i costi. Per attrare questo genere di giocatori bisognerà predisporre molte sfide, fargli acquisire molte armi da competizione da utilizzare di volta in volta.


Costruiamo il nostro gioco

Ora abbiamo tutte le caratteristiche necessarie per conoscere le personalità dei giocatori e progettare giochi coinvolgenti in grado di farli apprendere con facilità. Possiamo estendere il concetto alle campagne pubblicitarie e agli utenti o ai corsi di formazioni e i discenti. Sta a te applicarlo.


Il risultato del mio test: ESAK

Anche io ho fatto il test e il risultato è stato:

You are 87% Explorer

Cavolo, mi ci ritrovo benissimo. Quando ho iniziato a lavorare, sono stato classificato tra le teste di ponte (di ponte!), cioè coloro che amavano scoprire cose nuove. Eccellente. Giocare per imparare è il mio motto.

Gli altri risultati:

53% Socialiser
47% Achiever
13% Killer

Non male, a mio parere. Che dire, sono un ESAK.

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